A LECCE, DA TRATTORIA A MUSEO: FAGGIANO’S HISTORY
Lecce, Italia – Tutto quello che Luciano Faggiano desiderava, quando acquistò l’anonimo palazzo a via Ascanio Grandi 56, era di aprire una trattoria. L’unico problema per il locale a piano terra destinato a coronare il suo sogno era la creazione della toilette.
Lo scolo aveva problemi di riflusso. Per cui, il signor Faggiano arruolò i suoi due figli maggiori per aiutarlo a scavare ed investigare sulle cause dell’inconveniente. Aveva previsto che per i lavori ci sarebbe voluto giusto una settimana. Se solo non avessero impattato in una sorpresa… “Trovammo corridoi sotterranei ed altre stanze, quindi continuammo a scavare” dice il sig. Faggiano, 60.
La sua ricerca del canale di scolo, che iniziò nel 2000, divenne una storia familiare di ossessioni e scoperta. Il signor Faggiano trovò tracce di un mondo sotterraneo che risaliva a prima della nascita di Gesù: un tomba messapica (antica popolazione italica stanziatasi nella Murgia meridionale), un granaio romano, una cappella francescana ed altri dipinti dei Cavalieri Templari, dalla vicenda così controversa, perseguitati dal re Filippo il Bello di Francia. Ma quella è un’altra storia. Se vi capita, approfonditela. La trattoria è ora diventata un museo, dove i ritrovamenti sono esposti.
L’Italia è una concentrazione di storia, con imperi e antiche civiltà stratificate una sull’altra come una torta. I contadini, mentre arano o zappano, ancora oggi scoprono ceramiche etrusche o reperti romani; o Longobardi, o di antiche civiltà. Un baricentro di civiltà. Gli scavi sono comuni in città come Roma, dove la questione di tutelare i ritrovamenti archeologici ha per anni impedito lo sviluppo della linea della Metropolitana. Situata nel tacco dello Stivale italiano, Lecce era un punto nevralgico del Mediterraneo, ambita dagli invasori per tale posizione strategica. Dai Greci ai Romani, fino agli Ottomani, i Normanni ed i Longobardi. Per secoli, una colonna di marmo del santo patrono di Lecce, Oronzo, ha dominato la piazza centrale della città, fino a che, gli storici, nel 1901, non hanno scoperto un anfiteatro romano che si estendeva sotterraneamente per tutta quell’area ed hanno spostato la colonna per poter fare gli scavi. “I primi insediamenti a Lecce risalgono ai tempi di Omero, o almeno così dice la leggenda”, dice Mario De Marco, storico e scrittore locale, rilevando che gli invasori sono stati attratti dalla posizione d’oro della città e dalle prospettive di saccheggio. “Ognuna di queste popolazioni è venuta e ha lasciato una propria traccia”.
Severo Martini, assessore alla Pianificazione territoriale e all’Urbanistica del Comune di Lecce, afferma che i reperti archeologici vengono alla luce regolarmente e possono rappresentare un un bel problema per la pianificazione urbana. Un progetto per un centro commerciale ha dovuto essere ridisegnato dopo la scoperta di un antico tempio romano sotto il sito del parcheggio. “Ogni volta che si scava un buco,” dice “secoli di storia escono fuori come niente”.
Chiedete alla famiglia Faggiano. Il signor Faggiano aveva progettato di fare una trattoria al piano terra e di vivere con sua moglie ed il figlio minore al piano superiore. Prima di iniziare a scavare, il figlio maggiore del signor
Faggiano, Marco, stava studiando cinematografia a Roma. Il suo secondo figlio, Andrea, aveva lasciato casa per frequentare l’università. “Dissi: ‘Venite, ho bisogno del vostro aiuto e non ci vorrà più di una settimana,'” ricorda con ironia il padre. Ma una settimana passò in fretta, giacché ‘gli uomini di casa’ scoprirono un piano nascosto che portò ad un altro piano in pietra medievale, che portò a sua volta ad una tomba dei Messapi, i quali vivevano nella regione secoli prima della nascita di Gesù. Presto la famiglia scoprì una camera usata per conservare il grano dagli antichi romani e la cantina di un convento francescano in cui le suore, al tempo, preparavano i corpi dei morti alla sepoltura. Solo successivamente si ebbe contezza del valore dei ritrovamenti; ciò che fu ovvio da subito fu che realizzare un tubo di scolo funzionante sarebbe stato un progetto molto più grande rispetto a quello che aveva pianificato il proprietario dell’immobile. Inizialmente Luciano non disse niente alla moglie circa l’entità del lavoro, forse perché, per esplorare il sito, legava una corda intorno al torace del figlio più giovane, Davide, di 12 anni, calandolo per procedere in piccole e buie aperture.
“Ero sicuro non dicesse niente a sua mamma; era un gioco troppo divertente per lui”, confessa. Sua moglie, Anna Maria Sanò, divenne presto sospettosa. “Avevano i vestiti sporchi ogni giorno”, dice lei. “Non capivo cosa stesse succedendo”. Dopo aver visto il bottino di detriti nel portabagagli della macchina della famiglia Faggiano, anche i vicini diventarono sospettosi e lo denunciarono alle Autorità. Le Forze dell’Ordine arrivarono e bloccarono gli scavi, intimando di non addentrarsi in siti archeologici abusivi. Il presunto ‘tombarolo’ rispose loro che stava solamente cercando di costruire un tubo di scarico. Passato un anno, finalmente gli fu permesso di riprendere la sua ricerca per il tracciamento della fogna, a condizione che i funzionari della Sovrintendenza partecipassero ai lavori. Emerse, così, un tesoro sotterraneo costituito da antichi vasi, bottiglie devozionali romane, un antico anello con simboli cristiani, manufatti del medioevo, affreschi nascosti ed altro. “Abbiamo trovato – dichiara Luciano Faggiano a Futuro Quotidiano – molto vasellame di epoche diverse.
C’erano due tombe, ma una era stata svuotata già ai tempi della costruzione dello stabile, nel 1933.Le poche monete, molto corrose, frutto degli scavi sono ora allo studio della Sovrintendenza. Non so, dunque, di che epoca sono. Mi ha colpito l’anello, che doveva essere un anello da sigillo, tant’è che lo abbiamo ritrovato ancora sporco di ceralacca. Era in oro, almeno laminato su altro metallo, con uno stemma indimenticabile: l’ostia consacrata. E’ impressionante, il disegno richiama molto quello che ora Papa Francesco ha assunto come suo stemma. Sarebbe bello che lo vedesse.”
“La casa dei Faggiano ha livelli che sono rappresentativi di quasi tutta la storia della città, dai Messapi ai Romani, dal Medioevo fino all’età bizantina”, dice Giovanni Giangreco, funzionario del Ministero dei Beni culturali, ora in pensione, coinvolto nella supervisione degli scavi. I funzionari della Soprintendenza, intuendo di essere di fronte ad una grande scoperta, portarono un archeologo sul sito, anche se i Faggiano si sono accollati i lavori di scavo, sostenendone le spese. Il signor Faggiano si impegnò in una ricerca approfondita della stratificazione delle epoche sotto al suo edificio ed i due figli maggiori, Marco e Andrea, si ritrovarono le loro vite fortemente influenzate dalla ricerca del padre. “Siamo stati come ‘costretti’ ad aiutarlo”, dice Andrea, ora 34enne, ridendo.
“All’epoca, frequentavo l’università, ma poi sono tornato a casa a scavare e così anche Marco”. Il signor Faggiano, cuoco provetto, continuava a sognare ancora una trattoria anche se, ormai, il progetto era diventato la sua Moby Dick. Ha sostenuto la propria famiglia aprendo un bar, l’Astoria, a Porta San Biagio a Lecce e affittando un piano superiore dell’edificio. Intanto ha fondato un’Associazione culturale, denominata “Idume”, dal nome del fiume che scorre sotto la città di Lecce. Un nome assai simbolico, in quanto proviene da greco e significa “Vedimi, sono la vita”. “Continuavo a scavare per realizzare il mio accesso alla fogna”, dice. “Nel contempo, però, ogni giorno speravamo di trovare nuovi manufatti”.
Gli anni passarono. I suoi figli riuscirono a fuggire dall’ossessione archeologica, con Andrea che si è trasferito a Londra. Gli archeologi spinsero il signor Faggiano ad andare avanti. Il suo architetto lo incoraggiò ulteriormente, in quanto sostenne che scavare più a fondo lo avrebbe aiutato a sgomberare i fanghi sotto il bagno che si doveva costruire per aprire davvero la sua trattoria. “Ad un certo punto non ne potevo più” ricorda “Ho comprato dei blocchi di pietra e stavo per coprire tutto e far finta che nulla fosse accaduto”. Oggi, l’edificio si è trasformato nel Museo Faggiano, un Museo archeologico privato, autorizzato dal Comune di Lecce. Scale in metallo consentono ai visitatori di scendere nelle camere sotterranee, mentre le sezioni di pavimento in vetro servono ad ammirare le stratificazioni storiche dell’edificio.
Rosa Anna Romano, una docente operante presso il Museo, è la vedova di uno speleologo dilettante che ha contribuito a scoprire la Grotta di Cervi, una grotta sulla costa vicino Lecce, verso Otranto, decorata con pittogrammi neolitici. Mentre si era appartato per motivi ‘fisiologici’, nel corso di una campagna speleologica esplorativa, il marito notò dei varchi nel terreno che portarono, poi, alla scoperta della grotta. “Ci accomunano le reti fognarie” dice, scherzando, il signor Faggiano. L’esploratore dei misteri archeologici leccesi è ora soddisfatto con il suo Museo, ma non ha dimenticato la sua trattoria. Ha finalmente trovato una canalina per costruire lo scolo. Da allora ha acquistato un altro immobile commerciale, accanto a casa propria, e sta ancora una volta pianificando una trattoria, a patto che non abbia bisogno di lavori di ristrutturazione. Non ha intenzione di sollevare nemmeno una pala. “La voglio ancora” dice parlando della trattoria “Sono molto testardo”.
Per saperne di più, vi consigliamo di consultare il sito www.museofaggiano.it.
Con molta sorpresa, scoprirete che è tradotto in 9 lingue, compreso russo, cinese e giapponese. Certamente, al MIBACT del Ministro Franceschini hanno da imparare, con quel loro sito ‘verybello’ che a stento parla inglese!