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IL POST 16/4/2015

LA STORIA DEL MUSEO DI LECCE IN PRIMA PAGINA SUL NEW YORK TIMES

Doveva essere una trattoria, ma la ricerca di una perdita nel condotto fognario permise di scoprire un mondo sotto terra

Sull’edizione statunitense del New York Times di ieri, buona parte della parte superiore della prima pagina era occupata da una foto che ritrae la stanza di un piccolo museo nel centro di Lecce, in Italia.

In basso a sinistra vengono riportate le prime righe di un lungo articolo della sezione Cultura del quotidiano, incentrato sulla storia della nascita del Museo Faggiano.

Il museo fu aperto nel 2008 in seguito alla scoperta di diversi edifici antichi sotto una casa privata: fra questi un ex convento di suore chiuso nel Seicento, un granaio di età romana e un pavimento di una casa dei Messapi, un’antica civiltà indoeuropea pre-romana. La cosa notevole è stata anche la scoperta degli edifici è stata casuale: il proprietario della casa, Luciano Faggiano, stava cercando di riparare una tubatura assieme ai suoi figli quando ha iniziato a trovare numerosi oggetti e resti degli edifici precedenti. Oggi la casa di Faggiano è diventato un museo privato da cui si possono visitare gli scavi sottostanti alla casa, oltre che diverse mostre temporanee organizzate nelle sue stanze. Il biglietto di ingresso costa tre euro.

Faggiano ha raccontato al New York Times di avere avviato dei lavori di ristrutturazione nella casa, che si trova in via Ascanio Grandi 56, perché voleva aprirci una trattoria. Aveva quindi chiesto aiuto a due dei suoi figli perché sospettava ci fosse una perdita nel condotto fognario. Faggiano spiegò ai suoi due figli che avrebbe avuto bisogno del loro aiuto per una settimana. Racconta il New York Times:

Durante quella settimana, Faggiano e i suoi due figli scoprirono un pavimento sopraelevato che nascondeva un ulteriore pavimento di età medievale, che a sua volta conduceva a una tomba dei Messapi. Presto la famiglia scoprì una stanza usata per immagazzinare il grano costruita al tempo dei Romani, e le basi di una stanza di un convento francescano.

Faggiano continuò a scavare ma non avvisò nessuno delle sue scoperte. Il Times racconta che «dopo aver visto la famiglia Faggiano riempire il sedile posteriore della loro auto con alcuni frammenti, i vicini si insospettirono e li segnalarono alle autorità». Lo scavo di Faggiano venne chiuso e gli fu ordinato di smettere di scavare. Dopo un anno, Faggiano ottenne il permesso di continuare a scavare a patto che la Sovrintendenza archeologica curasse i lavori. I nuovi scavi finirono solo nel 2007: negli anni furono ritrovati diversi cocci di vasi, un anello con incisi alcuni simboli cristiani, affreschi e diversi oggetti di epoca medievale. Oggi Faggiano possiede il museo e ha comprato un’altra casa in cui progetta di aprire una trattoria. Negli anni ha poi effettivamente trovato la tubatura che perdeva.

La storia del museo di Lecce in prima pagina sul New York Times

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