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LECCECRONACA 16/4/2015

PRIMA PAGINA DEL NEW YORK TIMES DEDICATA ALLE ULTIME SCOPERTE ARCHEOLOGICHE A LECCE

Secoli e secoli di stratificazioni hanno preservato a Lecce testimonianze di una civiltà unica per bellezza, singolarità e mistero come quella dei Messapi, ma anche di altri periodi non meno importanti di epoca romana e medioevale.

Ricordo, ancora adolescente, in corso Vittorio Emanuele si effettuavano lavori di ristrutturazione dei locali dove oggi si trova una famosa libreria leccese, ne venne fuori una intera necropoli, in un sarcofago scavato nella pietra le vestigia di un guerriero, probabilmente un templare, quasi intatte.

E’ accaduto di nuovo, sempre per le vie del centro storico, precisamente in Via Ascanio Grandi al n° 56 in un locale di proprietà del signor Luciano Faggiano di prossimo adattamento a trattoria, una di quelle tante trattorie leccesi dove gustare sapori tradizionali ancora incorrotti dalla crescente omologazione gastronomica geneticamente modificata. Immaginiamo lo stupore nel trovarsi di fronte a testimonianze di epoca messapica, romana e di epoca medievale, quest’ultima una cappella francescana presumibilmente frequentata dai Templari. Già perché non molti sanno che la nostra città era una sede importante dell’antico ordine monastico cavalleresco che da Lecce, oltre che da Brindisi, imbarcavano truppe e derrate alimentari verso il medio oriente.

Proviamo una grande soddisfazione, insieme ad un meritato orgoglio, per il fatto che una delle più importanti testate americane abbia riportato la notizia in prima pagina. Diciamoci la verità, noi solo adesso cominciamo a provare consapevolezza dell’importanza della nostra storia, perché da secoli, prima i tedeschi nel settecento con i loro viaggiatori-storici-archeologi, quasi antesignani di Indiana Jones e poi gli statunitensi, hanno sempre manifestato un grande interesse per le vestigia del passato remoto del Salento che, come afferma lo storico salentino Marco De Marco, affonda le radici nei tempi di Omero.

Ancora da definire le modalità di una probabile istituzione di un museo, bisognerà aspettare le verifiche di esperti della soprintendenza ai beni culturali, ma intanto possiamo felicitarci con il signor Faggiano e figli per la scoperta. In altri tempi quanti lavori di ristrutturazione o costruzione si sarebbero fermati davanti a ritrovamenti così importanti?

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